Riforma del Fondo di Garanzia per le PMI e Basilea 3

Riforma del Fondo di Garanzia per le PMI e Basilea 3, qualcuno ha pensato all’effetto combinato?

L’idea della riforma del Fondo di garanzia appare chiara, dare una maggiore garanzia alle società con uno scoring più basso e viceversa, unitamente alla scelta di contrastare il fenomeno della deresponsabilizzazione di alcuni (e sottolineo.. ALCUNI) operatori finanziari.  Una scelta anche etica se vogliamo.

Pensiamo ai risvolti in termini pratici della faccenda con due esempi estremi.

Caso 1) Un’impresa sana, classe 1, si presenta in banca per un fido di cassa a breve. La garanzia del fondo sarà lo 0%.

Ma si sa, la banca senza garanzie non ti finanzia. Conseguenza? Ci saranno i Confidi a far da garanti, qualora l’operazione piaccia, ovviamente. Se l’impresa è sana il Confidi si trova. Ma tale Confidi non potrà riassicurarsi e quindi l’impresa dovrà sostenere un costo che immagino non sarà contenutissimo data l’assenza di alternative.

Il rischio del fondo su tale operazione non esiste.

Conseguenza: L’impresa sana sconterà un tasso più alto di quanto lo paga attualmente in quanto meno garantita ed avrà un costo maggiore per accedere al credito.

Caso 2) Un’impresa non in forma, classe 4, si presenta in banca per lo stesso fido di cassa a breve. La garanzia del fondo è al 60%.

Qualcuno dirà: E’ giusto dare una mano ad un’impresa che naviga in acque non di certo tranquille. Eticamente concordo. C’è un però, grande quanto una casa, che forse è stato sottovalutato.

 

Il “però”, consiste sul fatto che un’impresa con uno scoring basso, che stando a quanto detto dal Fondo è in linea con i modelli di rating, ha un rating basso.. e di conseguenza non è detto che la banca abbia intenzione a concedere alcun fido.. neanche con la garanzia!

Questo è il passaggio che magari a qualcuno è sfuggito. La garanzia del Fondo di Garanzia non implica automaticamente la bancabilità di un’impresa. Di sicuro evita un no secco, altrimenti certo. Qui siamo tutti d’accordo.

Vi ricordate invece che esistono operatori finanziari dal credito facile poichè assistito dal Fondo? Sono sempre li, mica vanno via.

Conseguenza:  L’impresa, qualora riuscisse ad accedere al credito per via di questi operatori, sconterà comunque un tasso alto poichè ha un rating basso ed il Fondo di Garanzia sarà più esposto.

 

Così facendo le garanzie richieste al Fondo di Garanzia per le operazioni a breve saranno quelle la cui escussione è più probabile. Sulle altre operazioni, a parità di garanzia, sarà l’impresa a far da volano alla probabilità di escussione.

 

Ora uniamo questo quadro con Basilea 3

Una delle novità introdotte da Basilea 3, è l’introduzione del c.d. Countercyclical capital buffer, in breve è una riserva che le banche dovranno avere in relazione inversa all’andamento dell’economia. Ad oggi tale riserva è pari a zero, poichè la situazione Italiana non è il massimo. In fase di recupero consolidato dunque ci sarà un incremento di tale riserva.

Che implicazioni possono esserci? Ragioniamo come una banca, riprendendo il caso 1). L’accantonamento per l’operazione sarà maggiore di quanto lo è attualmente, poichè la garanzia è minore.

Più alti sono gli accantonamenti, minore sarà il volume di crediti concesso a parità di riserva. Se aumenta anche la riserva richiesta, ci sarà un doppio effetto di razionamento.

Chi pagherà a questo punto i costi struttura delle banche, considerando che è probabile un razionamento del credito? Probabimente a farne le spese saranno le imprese ammesse al credito, che pagheranno interessi maggiori.

Non lo dico solo io: in questo Questionario di Economia e Finanza, Banca d’Italia – N. 88 – L’impatto di Basilea 3 sull’economia italiana , viene riportato “Unfortunately, raising capital and liquidity standards may have a cost: banks may respond to regulatory tightening by passing on additional funding costs to their retail business, by raising lending ratesin order to keep the return on equity in line with market valuations – and/or by reducing the supply of credit – so as to lower the share of risky assets in their balance sheets.”

Antonino Calabrò

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